jeudi 11 septembre 2008

Uno studio americano che confermerebbe indirettamente le tesi della Valcarenghi sull'aggressività femminile?

Vi segnalo un articolo del Corriere della Sera che riporta quanto scritto nel New York Times sulle differenze tra i sessi, che secondo uno studio condotto da uno psicologo americano, David P. Schmitt, aumenterebbero con l'uguaglianza. Uno spunto da approfondire ...

Chi se la sente di lanciare il dibattito?

http://www.corriere.it/esteri/08_settembre_09/uguaglianza_differenze_sessi_84fafb2e-7e9e-11dd-8ebb-00144f02aabc.shtml

4 commentaires:

Asimmetria a dit…

Cara Alessia, ci provo ad essere sintetica,ma questo argomento è alquanto complesso..

Meno differenza c’è nei ruoli sociali tra uomo e donna e maggiori sono le evidenze di differenza tra i due generi. Per il New York Times è una sorpresa, per me no. Le bolle di ruoli sociali non permettono la comparazione. Gli uomini hanno una evoluzione più lenta delle donne perché meno portati all’introspezione, così sono ancora fortemente impregnati da stereotipi culturali che li pongono davanti alle frustrazioni delle aspettative mancate circa il comportamento femminile. Gestire la frustrazione non è cosa semplice. Le donne sono addestrate a farlo da sempre: vorrei spostare quel mobile, ma è troppo pesante per me, devo aspettare che torni un padre, un fratello, un marito, un vicino di casa, un idraulico tuttofare….insomma devo aspettare che passi nei paraggi un uomo. O inventarmi un modo diverso che non richieda l’uso della forza.

Le differenze di genere e sessuali ci sono; è un dato di fatto. Ma mascolinità e femminilità sono substrati culturali, oserei anche chiamarli stereotipi se si sclerotizzano solo sui valori medi. Attualmente le donne hanno una visone di sé molto mascolina, c’è una tendenza di “androginità” del femminile. Sono, infatti, molto assertive, razionali e tese al successo materiale, ma mantengono le loro caratteristiche di base, l’alto grado di empatia diffuso e la tendenza alla cooperazione (caratteristiche che sfruttano spesso a proprio vantaggio).

La differenza tra i sessi non è univocamente approcciabile. Vale a dire: da una parte abbiamo la fisiologia e le strutture neurologiche, dall'altra abbiamo la formazione culturale. La struttura fisica influisce in maniera non banale nella evoluzione culturale della differenza tra i sessi. La donna è più debole fisicamente rispetto all’uomo (sempre considerando i suddetti valori medi). La donna ha una struttura fisica diversa rispetto all’uomo, tale struttura è fortemente influenzata ciclicamente dai flussi ormonali. La donna ha una necessità maggiore di analisi introspettiva – esempio banale: il desiderio sessuale per una giovane donna è una sensazione non localizzabile se non con un’attenta riflessione circa il suo corpo. Per un giovane uomo (anche bambino di pochi anni) la localizzazione di questa sensazione è immediata, è lì, si vede. Lui non ha necessità di riflettere. E' qui per me è il fulcro di tutte le differenze (se mi passate questa battuta semiseria).
Io poi assecondo il punto di vista che ritiene la cultura come una sorta di programmazione mentale (una grammatica culturale) che controlla il comportamento individuale. Ovvio che la cultura è dinamica e soggetta ad un cambiamento continuo (anche se lento). Le caratteristiche di genere (non sessuali, dnq in senso strettamente fisico) non sono innate, bensì sono mutuate dall'ambito culturale. I comportamenti specifici, maschili o femminili, sono la risultante di continue transazioni comunicative tra i diversi individui.
Diciamo in sintesi che un gruppo sociale definisce le regole e queste regole possono alla fine divenire un corpus giuridico. Le regole formali diventano così un "comune sentire". Ma vi sono anche regole di appropriatezza dei comportamenti che non sono formali (ad es.il galateo). Così diventano cultura quei comportamenti condivisi che nascono da valori anch’essi condivisi nel gruppo. Utilizzando un paradosso a me caro, direi che “le sedie dettano la morale”.

maestrine in tailleur
a quattro zampe dettano
M O R A L E
e Picasso scrive
impagliatura
pipa
giornale
calice
fetta di limone
coltello
cornice

Ogni sedia impone con la sua struttura un modo almeno comodo di sedersi, il quale ha come ricaduta un atteggiamento dell’individuo in un contesto sociale. L’art design, o l’arte in generale, fa parte di quei valori al limite sulla gaussiana che lentamente portano la società ad evolvere rendendo concetti di nicchia dei concetti alla moda o di largo consumo (altro esempio banale: la minigonna con la quale tutte hanno avuto modo di mostrare le gambe, fare i conti con le proprie gambe, e fare i conti... con le sedie).

Per concludere questo mio sproloquio, credo che la società sia un sistema caotico deterministico che fa i conti anche con l'evoluzione darwiniana. Presto ci abitueremo ai nuovi contetti di mascolinità e femminilità ed avremo altri temi da discutere..[almeno spero nella mia idea folle di mondo ideale senza pregiudizi].

Anonyme a dit…

Cara Alessia,
ho letto con grande interesse l’articolo ed il post di asimmetria.
Condivido, in generale, il suo commento . Ci sono due punti che mi hanno particolarmente spinto a pensare, fare alcune mie considerazioni personali e cercare di portare un piccolo contributo alla discussione.
Sono consapevole che in questa materia , è difficile dire qualcosa di nuovo e/o di ‘intelligente’, intendendo con ciò qualcosa che non risulti, alla fine, banale e scontato.
Fiumi di inchiostro sono stati scritti sulle relazioni uomo-donna e sulle differenze tra i sessi, sul piano fisico e culturale, nonché sulla reciproca ed incrociata influenza tra questi due aspetti.
Pertanto non ho la pretesa di dire qualcosa di scientifico, ma di riportare solo , ‘a pelle’, sulla base della mia (poca, alas) esperienza personale, alcuni miei pensieri sparsi.
I punti in oggetto sono: “Gestire la frustrazione non è cosa semplice” per gli uomini soprattutto, che non vi sono abituati, come le donne; e “Lui non ha necessità di riflettere”, perchè (semplifico) la localizzazione del desiderio sessuale per un uomo, ed anche per un bambino, è immediata, è lì.

Vero è, a mio parere, che gli uomini sono guidati molto spesso da un ancestrale desiderio sessuale che trova nella donna il necessario e naturale ‘mezzo’ (che brutto… , passatemelo) per soddisfarlo. Se c’è una radice fisiologica in questo (forse innegabile) c’è soprattutto, a mio avviso, il perpetuarsi di modelli culturali che, in modo più o meno esplicito, ripetono questo schema . In ogni film (anche non a luci rosse, naturalmente), in ogni forma di pubblicità, nelle riviste (non solo di gossip), nei romanzi (in gran parte almeno di quelli che hanno successo editoriale), in tante altre forme di ‘cultura’ , l’uomo è guidato da quel desiderio, nel rapporto con l’altro sesso. Lo scopo di un uomo sembra, alla fine , fare l’amore con la donna-ideale.
Poi il discorso sarebbe lungo, se volessimo anche affrontare chi è la ‘donna ideale’, secondo gli attuali modelli culturali . Lasciamo stare! Rimaniamo sull’uomo.

Gran parte degli uomini si confrontano con realtà che non corrispondono con i film. Non è così facile come nei film, o nei romanzi, conquistare la propria donna ideale. Le donne reali non si comportano come i modelli che passano sui media. Se, come uomo, cerco di imitare l’uomo-modello, per arrivare alla donna-modello, recito , il piu delle volte, un ruolo che non so recitare. Alla fine, aspettative non soddisfatte. Frustrazione. Conseguenze : le piu varie. Dalla nostalgia dei tempi andati, quando una moglie si ‘acquistava’ senza neppure chiedere il suo parere, quando la donna per legge non poteva dire di no, ecc. Alle patologie dei maniaci che sequestrano , usano, e uccidono le loro amanti. E così via.
Ma la maggior parte degli uomini, credo, vivono in silenzio questi stati di frustrazione. E non possono che sentirsi ‘non conformi’ ai modelli, in una parola direi : ‘infelici’, in una doppia dimensione , personale e sociale. Molti rimuovono questo stato d’animo, per non esserne sopraffatti. Chi si lancia nel lavoro, o in una impresa pazzesca, e chi (tanti) rinuncia ad una vita vissuta.

Sulla base di questo penso di poter dire alcune cose. Ad uso e consumo soprattutto degli uomini, ma in alcuni casi, a mio avviso applicabile anche al gentil sesso.
Primo : con persone dell’altro sesso non recitare ruoli-modello. Nei rapporti con le persone essere sempre se stessi. Naturali, aperti, senza pregiudizi, soprattutto senza applicare filtri culturali nel rapportarsi alle persone (non sovrapporre mai a lei, l’immagine della donna delle pubblicità, o viceversa, a lui, l’immagine corrispondente dell’uomo).
Secondo : avere sempre voglia di scoprire, cercare di capire l’altro, di percepirne i bisogni e le emozioni. E viverli. Veramente.
Terzo : non crearsi aspettative, nei rapporti con l’altro sesso. Non dare troppa rilevanza al raggiungimento di un obiettivo, in campo relazionale. Mi piace dire, spesso, che prendi la tua auto, parti per una città, fai un lungo viaggio, ed alla fine arrivi nella piazza principale. Ti fermi e rifletti: spesso ciò che ti da maggior piacere non è il fatto di essere lì, ma il fatto che hai fatto una strada, hai conosciuto un autostoppista. Hai visto bellissimi paesaggi, hai sentito nuove emozioni guidando di notte, hai riposato sdraiato su una panchina in quello strano autogrill. Sono queste le cose che, forse, racconterai un giorno a tuo nipote. Non cosa c’era in quella piazza. La piazza è una semplice fermata, per riprendere subito dopo il cammino. E’ il percorso, l’esperienza, il ‘viaggio’, che spesso puo’ darti le emozioni e la memoria. Non solo, o non necessariamente solo, una mèta.
Così potrai dire ‘ho vissuto’, anche se non ti dovessi ritrovare nel finale del film.
Penso che sia nel crescere e nello sviluppare , giorno dopo giorno, città dopo città, il rapporto con lei ( o, viceversa, con lui) , che possono trovare soluzione, o meglio, esprimersi in positivo, quelle differenze che distinguono uomo e donna, anche in una società dove la raggiunta uguaglianza sembra invece acuire, in senso negativo, le differenze interiori.

Roberto

Anonyme a dit…

Scusatemi, volevo solo precisare che quando dico che la società ci impone un modello non intendo quello astratto e costruito dei massmedia. Io parlavo di vita concreta e quotidiana. Al di là delle necessità economiche, nella maggior parte dei casi la donna oggi lavora fuori casa. Ma ha anche marito, figli, nonchè casa (e famiglia più o meno allargata) da gestire. DEVE essere efficiente, se non lo è viene stigmatizzata (ancora oggi, sì! senza ipocrisie, pls).

Io credo che cucinare sia un immenso atto d'amore (per noi stessi e per gli altri). Questo gesto d'amore, oggi, le donne debbono analizzarlo e asetticamente inserirlo nell'agenda.

Quando riusciremo ad arrivare tutti consapevolmente al concetto di famiglia come "società di mutua assistenza" in cui tutti i membri concorrono a far evolvere l'amore, allora staremo meglio anche fuori casa, nell'agorà..

Quest'ultima frase è banalissima, perchè è il moto che spinge due persone a formare una famiglia.

Ma...E' o dovrebbe essere?

Ale, alla fine il New York Times scriverà un articolo su questo post ;)

Anna (o se volete chiamatemi pure con il meno palindromico nick "asimmetria"...)

Anonyme a dit…

Cara Alessia,
ha ragione Anna (ciao Anna!) a riportare il discorso sui modelli culturali di uomo-donna, anche sul terreno concreto della vita quotidiana, del fare-la-spesa, cucinare, rassettare, portare-i-bimbi-a-scuola, ma anche del cambiare-la-lampadina, tagliare-l’erba-in-giardino, lavare-l’auto, ecc.
Faccio ammenda, per essermi limitato ai modelli mass-mediologici, nel considerare quel concetto. Il punto di partenza era talmente dotto che sono rimasto intrappolato, ahime’, su un piano piu’ astratto.
Quindi propongo un tentativo per integrare il mio pensiero su questa nuovo asse cartesiano.
Diciamo che nel mio commento ho parlato soprattutto di rapporti uomo-donna nell’ambito delle ‘emozioni’, dell’ interscambio nel pensiero e nei ‘sentimenti’. Forme che, credo, possano essere oggetto di vissuto, al di la della struttura ‘famiglia’, o ‘convivenza’, o altra forma di “società di mutua assistenza”, di organizzazione sociale composta da due persone (che non necessariamente , a questo punto, debbono essere di sesso diverso…).
La sfida è certamente quella di unire il vivere ogni giorno l’altro sul piano emotivo, con il condividere o dividere le attività che una vita concreta impone, quando si vive in coppia (ma che sono, in buona parte dei casi, le stesse che sono imposte anche nella vita da single).
Cucinare è un atto d’amore. Vero. Molte attività possono essere ricondotte a questo paradigma.
Il problema, ritengo, è che in tante coppie, la funzione di “società di mutua assistenza” del matrimonio, finisce per annullare il vivere l’altro sul piano emotivo ed emozionale. E’ difficile, voglio dire, che preparare un piatto appetitoso possa sostituire, o compensare, come atto d’amore, momenti di intimità fisica o intellettuale tra due persone.
Rilancio quindi , come Call-to-action, il ‘secondo punto’ del mio tri-logo , con una aggiunta: “avere sempre voglia di scoprire, cercare di capire l’altro, di percepirne i bisogni e le emozioni. E viverli. Veramente. Anche nel ‘riconoscimento’ del peso e del valore di ogni attività quotidiana che ognuno svolge, a favore di entrambi; senza però mai perdere di vista gli aspetti non materiali del rapporto, cioè pensiero, emozione e sensualità.“

So che puo’ sembrare una semplice formula. E che dobbiamo ancora fare della strada, molta strada. Il viaggio è lungo. Ne sono consapevole.
Ma, torno alla ‘stella polare’ della mia filosofia personale: assaporiamo ciò che il viaggio ci offre.

Vorrei però sdrammatizzare un po’ l’argomento, serio, di partenza, riportando il testo di una presentazione a slide che circolava un po’ di tempo fa nelle solite e-mail divertenti che passano col forwarding da-amico-ad-amico. Un testo spassoso, che dimostra, ancora una volta, se mai ne ce fosse stato bisogno, come gli stereotipi su uomo-donna si auto-perpetuano anche se sono palesemente sbagliati, anche per il solo fatto che ci si ride sopra, sia uomini che (credo) donne…


Quando gli uomini riflettono …

Prendere una decisione
Questa è la giusta procedura per una attenta analisi e la relativa presa di decisione….
Un giovane uomo aveva tre morose e doveva decidere quale delle tre sposare…
Allora fece un test e diede ad ognuna delle tre 1.500 euro…
La prima delle tre morose si comprò dei vestiti nuovi e delle scarpe. Andò dalla parrucchiera e dall’estetista. Tornò dal giovane uomo e gli disse: “Vorrei essere la più bella per te, perchè ti amo”.
La seconda morosa tornò con una maglietta da calcio, un nuovo videoregistratore e delle casse piene di birra che bastavano per un mese, e gli disse: “Questi sono i miei regali per te, perché ti amo”.
La terza morosa investì i soldi e dopo poco tempo la somma si duplicò. Investì nuovamente questo guadagno e dopo poco tempo aveva fatto un bel profitto. Tornò dal suo moroso e gli disse : “ Ho investito i tuoi soldi ed ho fatto un bel guadagno per il nostro futuro insieme, perché ti amo”.
Il giovane uomo rimase molto impressionato dalle sue tre morose. Si prese due giorni per riflettere.
Dopo una matura riflessione, sposò quella con le tette più grosse.



E con questo, ritengo che abbiamo scongiurato il ‘rischio’ che il New York Times pubblichi un articolo su questo post : )

Roberto