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lundi 10 novembre 2008

Crisi finanziaria, elezione di Obama, vecchia Europa, arcaica Italia

Alcune considerazioni vetero-femministe in ordine sparso.

La crisi finanziaria è una prova evidente del fallimento del modello maschile, bianco, razionale, tecnocratico. Peccato che i maschi bianchi siano quelli a soffrirne meno.

Obama arriva al momento giusto con tutta la simbolicità della sua negritudine. Me ne rallegro, ma spero di vivere abbastanza a lungo per vedere una donna, bianca o nera che sia, alla Casa Bianca.

L'Europa arranca. Nessun miracolo Obama in vista. Solo politici di bassa statura, in senso proprio e figurato.
Where is our Obama? Forse in un barcone al largo di Lampedusa.

L'Italia vive ancora di commedia dell'arte. Un piccolo mondo antico che si compiace di restare tale, nonostante la patina pseudo-moderna. Peccato che la commedia faccia ridere ormai solo gli attori.

dimanche 24 août 2008

L'aggressività femminile

Una cara amica mi ha suggerito di leggere un libro che consiglio a tutte. Di Marina Valcarenghi, psicanalista junghiana, "L'agressività femminile" è un saggio di agile lettura che fornisce una chiave di comprensione di sintomi tipicamente femminili come l'autolesionismo, il senso di colpa, la dipendenza, l'insicurezza o l'ansia di controllo.
Per aggressività l'autrice intende "quella disposizione istintiva che orienta a conquistare e a difendere un proprio territorio fisico, psichico e sociale nelle sue forme più diverse; o, in altri termini, quell'istinto che guida a riconoscere, ad affermare e a proteggere la propria identità".


Secondo la Valcarenghi in tempi molto lontani sarebbe successo qualcosa che, a fini di sopravvivenza della specie umana, ha provocato la compressione dell'aggressività femminile. La conseguenza di tale compressione è l'incapacità delle donne, ancora oggi, di difendere il proprio spazio fisico, psichico e sociale.

L'autrice suggerisce un percorso che permetta di riconoscere l'antica ferita e di liberare l'energia aggressiva femminile originaria caratterizzata da una forma del pensare e del sentire diversa da quella maschile. Il pensiero femminile è definito sintetico, induttivo, ricettivo in opposizione al pensiero maschile logico-deduttivo. Il sentire femminile è ugualmente ricettivo, più orientato alla contemplazione che all'attività.

La Valcarenghi ritiene che sia arrivato il momento che le donne si riapproprino dell'aggressività rimossa tanti anni fa. L'aggressività maschile ha ampiamente dimostrato i suoi limiti. Molto bella la conclusione del libro: "Come in tempi remoti è stato necessario reprimere la visione femminile delle cose per poter sopravvivere, cosi oggi non sembra più possibile immaginare un futuro senza l'apporto di modi di pensare e sentire accoglienti, comprensivi delle differenze, attenti alla complessità, sensibili al pericolo e al dolore, indifferenti alla gerarchia e alla competizione, orientati alla difesa della vita che è allo stesso tempo spirito e materia".

Buona lettura a tutte!

vendredi 25 juillet 2008

Ayaan Hirsi Ali, l'infedele


Avevo letto nei giornali e sentito parlare di questa donna eccezionale, soprattutto in occasione dell'omicidio di Theo Van Gogh, ma la lettura del suo ultimo libro "L'infedele" è stata per me una vera rivelazione. Non conosco bene la Somalia, l'Islam, il mondo in cui Ayaan è cresciuta. E' un mondo vicino e lontanissimo allo stesso tempo. Ayaan lo descrive con molta lucidità e precisione, ne descrive la violenza insita nei confronti delle donne, racconta come se ne è allontanata nel momento in cui il padre aveva deciso di darla in moglie ad uno sconosciuto, ripercorre il modo in cui in Olanda, il paese che l'ha accolta, ha preso coscienza di se stessa in quanto individuo, in quanto donna con il diritto di scegliere per se stessa.
Oggi Ayaan vive sotto scorta permanente perché il mondo che ha lasciato non le perdona di aver scelto la libertà. Credo che non solo le donne musulmane, ma anche le donne occidentali in generale possano trovare in Ayaan un esempio di donna capace di spezzare, anche se a caro prezzo, le catene di una cultura di violenza nei confronti delle donne.
Le opinioni di Ayaan sull'Islam mi spingono anche ad approfondire il tema della compatibilità tra Islam e diritti dell'uomo, sui confini tra il rispetto per la libertà di religione e la diversità culturale e l'universalità dei diritti dell'uomo. Sono graditi consigli di lettura e approfondimento ...

lundi 23 juin 2008

A European campaign against corporal punishment of children


In most of Europe today, society tolerates and even approves some recurrent forms of violence against children, in particular those inflicted in the family setting. No religion, belief, economic situation or "educational" method can ever justify hitting, smacking, spanking, mutilating, abusing, humiliating, or any other practice that violates a child's dignity. It is internationally recognised in human rights law that children have a right to protection from all forms of violence, including corporal punishment in all settings (home, school, penal systems, alternative care).
One third of Council of Europe member states have made corporal punishment illegal and a number of others are committed to legal reform. But despite these positive developments, corporal punishment remains lawful in most countries and is still perceived as an acceptable form of "discipline", in particular in the home. Lawfulness of corporal punishment is also contrary to the right of children to equal protection under the law. Abolishing corporal punishment of children calls for action at different levels. It requires comprehensive changes in legislation and new policy measures to ensure proper implementation and guidance for those working with children and families. It also requires comprehensive awareness raising to inform the public about children's human rights and to change attitudes and behaviours.
Prohibiting corporal punishment is not about prosecuting parents or making them feel guilty: it is about proposing viable alternatives to violent discipline.

vendredi 16 mai 2008

Le monde selon Monsanto

Ho visto di recente con gli amici dello Sloow Food Alsace il documentario Il mondo secondo Monsanto trasmesso un paio di mesi fa dal canale franco-tedesco Arte. La giornalista Marie-Monique Robin ha svolto un lavoro certosino di ricostruzione delle attività passate e presenti della multinazionale Monsanto, che da impresa leader nel settore della chimica si è trasformata negli ultimi vent'anni in gigante della biotecnologia. Nel reportage la giornalista mette in evidenza come Monsanto sia stata in passato responsabile di disastri ecologici e contaminazioni mortali e come, con l'introduzione degli OGM, il suo potere sulla produzione generi alimentari di base stia diventando preponderante in varie regioni del mondo. Consiglio a tutti quelli che masticano il francese di consultare il sito di Arte nella sezione dedicata a Monsanto per imparare qualcosa su come temo sarà il nostro prossimo futuro ...

mercredi 7 mai 2008

Slow design


Après le slow food, voici le slow design ... pour en savoir plus, je vous conseille le blog Bientôt demain ... mais ... ne vous pressez pas trop ...

Ethique et entreprise

Le 25 avril dernier, j'ai assisté à un colloque organisé par le Centre Européen d'Enseignement et de Recherche en éthique (CEERE) intitulé "L'éthique d'entreprise aujourd'hui: réalités régionales et contraintes internationales". J'y suis allée poussée par la curiosité d'écouter de vive voix les "déontologues" de grandes entreprises françaises et internationales (SNCF, General Electric, Areva, AGF) et pour essayer de comprendre cette nouvelle approche des entreprises vis-à-vis des questions éthiques.

Les interventions m'ont permis de comprendre comment les chartes d'étique adoptées par ces entreprises sont appliquées au quotidien dans les rélations internes aux entreprises. Toutefois, il était beaucoup moins clair dans quelle mesure ces chartes s'appliquaient également aux relations des entreprises avec le monde extérieur, sur lequel elles ont un impact important, s'agissant de grands groupes internationaux.

Je crois que nous sommes encore loin d'une responsabilité sociale réellement assumée par les entreprises.